Yoga: un viaggio millenario alla scoperta di sè

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Se c’è una pratica che ha resistito al passare dei secoli, lasciando un’impronta indelebile sulla storia umana, è lo yoga. Questo antico sistema di sviluppo personale e cura di sé – le cui origini si perdono nei meandri del tempo – continua a esercitare un’enorme influenza sulla nostra vita moderna. Tuttavia, per comprendere appieno il potere trasformativo dello yoga nel mondo di oggi, vorrei intraprendere con voi un viaggio indietro nel tempo per riscoprire la sua affascinante storia.

Origini: lo yoga nell’India antica

Le radici dello yoga affondano nelle antiche civiltà dell’India, dove la pratica è stata sviluppata oltre 3.000 anni fa. Le prime tracce dello yoga si trovano nei testi sacri dell’India, conosciuti come Vedanta, dove vengono menzionate tecniche di meditazione e respirazione utilizzate per raggiungere uno stato di consapevolezza superiore.

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Patanjali e la realizzazione spirituale

Intorno al IV-V sec. A.C. mentre la cultura Brahmanica occupava tutta l’area nord Ovest dell’India, nelle pianure del Gange si sono andate sviluppando forme di ascetismo i cui praticanti venivano conosciuti come Sramana. Da queste figure sembrerebbe si siano sviluppati Buddhismo, Jainismo e le 6 Darsana (scuole filosofiche) tra cui Samkhya e Yoga. 

Il primo trattato sistematizzato sullo yoga a noi pervenuto è Yogasastra di Patanjali scritto intorno al V-VI sec. d.C. Sebbene alcuni studiosi ipotizzino che Patanjali fosse uno pseudonimo del commentatore del testo, Vyasa, – lo scritto è di estrema rilevanza: contiene 196 aforismi (sutra) su come praticare lo yoga e raggiungere lo stato di samadhi, o realizzazione spirituale – e definisce lo yoga come “citta vrtti nirodha”, o sospensione delle fluttuazioni della mente. 

Lo Yoga proposto da Patanjali è strutturato in 8 ang (estensioni) e prende il nome di Ashtanga Yoga. Nulla a che fare con lo stile di Vinyasa Krama insegnato da Pattabhi Jois. Eh sì perchè l’ashtanga yoga di Patanjali (yoga delle otto parti) è una via ascetica per raggiungere la realizzazione del Sè superiore svincolandosi dalla materia e fondendosi con il Purusa, principio primo di esistenza. 

Ma vediamo insieme quali sono gli otto passi dello yoga proposti da Patanjali:

  1. Yama: principi etici universali o atteggiamenti da non assumere come non-violenza, verità, non-rubare, moderazione e non-attaccamento.
  2. Nyama: osservanze personali quindi atteggiamenti da perseguire come autenticità, capacità di accontentarsi, ardore e disciplina nella pratica, studio di sé e abbandono incondizionato.
  3. Asana: posizioni fisiche che rafforzano e allineano il corpo. Qui troviamo solo due sutra che fanno riferimento alla posizione la quale deve essere stabile e comoda (Shira sukham asanam). 
  4. Pranayama: controllo o consapevolezza del respiro per purificare corpo, mente e sensi.
  5. Pratyahara: ritiro dei sensi dagli stimoli esterni.
  6. Dharana: concentrazione.
  7. Dhyana: meditazione profonda.
  8. Samadhi: Patanjali dedica un capitolo intero del suo libro ai vari livelli di Samadhi. Per il nostro contesto basti sapere che la realizzazione in Yoga sutra coincide con il Kaivalya ossia il superamento delle illusioni materiali(prakriti) a favore della fusione con un principio primo e assoluto (Purusa).
yogasastra-Patanjali

 Il contesto filosofico in cui la maggior parte degli storici colloca Yogasastra è, appunto, il Samkhya: una delle sei darshana (scuole) filosofiche dell’India il cui scopo ultimo è distinguere tra il sé individuale (Purusha) e la natura materiale (Prakriti) per raggiungere la liberazione. Predilige la conoscenza discriminativa e la meditazione per separare il sé dalla materia.

Lo yoga tantrico e i 6 yoga di Naropa.

Lo yoga è una disciplina antica con molteplici tradizioni e scuole di pensiero. Oltre agli Yoga Sutra di Patanjali, che rappresentano una delle più conosciute cornici filosofiche, ci sono diversi altri contesti filosofici nello yoga. Ne cito due perché hanno portato entrambe allo sviluppo dello yoga moderno mentre altre scuole filosofie sono state riassorbite da altre o perchè hanno preso un accento più riconducibile per noi occidentali alla meditazione o a pratiche religiose:

Tantra Yoga

Una vasta tradizione che comprende testi e pratiche esoteriche e ritualistiche. Include mantra, mudra, yantra, visualizzazioni e tecniche di controllo dell’energia vitale. Secondo alcuni studiosi il Tantra yoga ha radici preistoriche e Vediche, dove venivano venerati culti della fertilità e della natura, anche se il tantra come sistema strutturato emergerà solo nel V-VI secolo d.C. durante un periodo di grande fermento culturale e spirituale in India. Questo sviluppo avviene parallelamente in diverse tradizioni religiose, tra cui l’induismo, il buddismo e il giainismo, ciascuna con le proprie interpretazioni e pratiche tantriche.

Il tantra enfatizza l’immanenza del divino in tutti gli aspetti della vita e la possibilità di raggiungere l’illuminazione attraverso l’esperienza diretta del divino nel mondo materiale. Il corpo umano è visto come un microcosmo del macrocosmo universale, e le pratiche tantriche mirano a risvegliare l’energia latente nel corpo, spesso rappresentata come Kundalini. Le pratiche includono rituali di adorazione (puja), recitazione di mantra, visualizzazioni (dhyana), uso di simboli sacri (yantra) e gesti rituali (mudra). Lo yoga tantrico integra queste pratiche con tecniche di controllo del respiro (pranayama), posture fisiche (asana), e pratiche di purificazione (kriya).

Nel contesto hindu, il tantra è spesso associato alle tradizioni Shaiva (dedicate a Shiva) e Shakta (dedicate alla dea Shakti).

Il tantrismo shivaita non duale, noto anche come Shaivismo del Kashmir, è una delle tradizioni più profonde e filosoficamente raffinate del tantrismo. Originario della regione del Kashmir, questo sistema si distingue per la sua visione non dualistica della realtà, che vede tutto come una manifestazione dell’assoluto.
I concetti chiave del tantrismo kasmiro sono:
Spanda: Spanda significa “vibrazione” o “pulsazione” e descrive l’energia dinamica della coscienza che si manifesta come Universo.

Śakti: La Śakti è l’energia creativa dinamica che emana da Śiva. Mentre Śiva rappresenta la coscienza pura, Śakti rappresenta il potere della manifestazione.

Il tantrismo shivaita non duale fiorì in Kashmir tra il IX e il XII secolo, grazie a maestri come Abhinavagupta, che ha scritto opere fondamentali come il “Tantrāloka”. Le sue pratiche, filosofie e insegnamenti forniscono strumenti potenti per la trasformazione personale e la realizzazione spirituale, facendo di questa tradizione una delle più profonde e rispettate nel panorama dello yoga e della spiritualità indiana.

Tilopa e i 6 Yoga di Naropa 

Parallelamente, il tantra si sviluppa anche nel buddismo, particolarmente nella tradizione Vajrayana o “Veicolo del Diamante”.Qui, le pratiche tantriche sono usate per trasformare le energie mentali e fisiche del praticante, portandolo rapidamente verso l’illuminazione.

Naropa (1016-1100) è stato un influente maestro del buddismo tibetano, noto per aver sviluppato i Sei Yoga di Naropa, un insieme di pratiche esoteriche destinate a portare il praticante all’illuminazione. Nato in una famiglia nobile del Bengala, Naropa abbandonò presto la vita mondana per dedicarsi allo studio e alla pratica spirituale. Studiò presso l’università monastica di Nalanda, dove divenne un rinomato studioso e abate.

La sua vita cambiò radicalmente quando incontrò Tilopa, un maestro tantrico errante, che gli insegnò i segreti del Mahamudra e delle pratiche tantriche. Naropa sottopose se stesso a una serie di duri addestramenti e prove per raggiungere la completa realizzazione spirituale sotto la guida di Tilopa. Queste esperienze gli permisero di sviluppare una comprensione profonda della natura della realtà e delle pratiche che poi codificò nei Sei Yoga.
Queste tecniche sono insegnate solo per iniziazione e includono:

  1. Tummo (calore interiore): Sviluppo del calore interno per purificare il corpo e la mente.
  2. Gyulu (corpo illusorio): Comprensione della natura illusoria della realtà.
  3. Ösel (chiarezza luminosa): Esperienza della luce chiara della mente.
  4. Milam (yoga del sogno): Consapevolezza e controllo nei sogni.
  5. Bardo (stato intermedio): Preparazione per la morte e il rinascere.
  6. Phowa (trasferimento della coscienza): Tecniche per trasferire la coscienza al momento della morte.

Queste pratiche avanzate sono destinate a praticanti dedicati, capaci di impegnarsi in anni di studio e meditazione sotto la guida di maestri esperti.

Naropa è venerato come uno dei principali maestri della tradizione Kagyu del buddismo tibetano, e il suo insegnamento ha influenzato profondamente le pratiche meditative e spirituali del Tibet. La sua vita è un esempio di dedizione, disciplina e trasformazione spirituale.

Lo yoga come metodo di conoscenza

Lo yoga è una pratica complessa e multidimensionale, con radici profonde in varie tradizioni filosofiche indiane. Ogni contesto filosofico offre un percorso unico verso la comprensione della realtà e l’illuminazione, rispondendo alle diverse inclinazioni e bisogni spirituali dei praticanti.
In occidente sicuramente lo Yoga si Patanjali è considerato il testo chiave dello yoga ma in questo articolo ho voluto espandere un po’ il campo solo per amore di conoscenza. Essere consapevoli che lo yoga non è una cosa fissa, rigida e lineare ma un metodo in movimento è il primo passo per iniziare. 

Il mio rapporto con la pratica cambia, evolve, dimostrando che la pratica dello yoga non è altro che la vita, in eterno cambiamento ed evoluzione.

Lo yoga è solo un mezzo dopotutto (upaya), la vita si fa strada attraverso di noi.

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